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STORIA DEL NIHON
La creazione Le prime divinità diedero alla luce due esseri divini, l'essenza maschile Izanagi e l'essenza femminile Izanami, che incaricarono di creare la prima terra. Per aiutarli in tale compito, venne loro donata un'alabarda ingioiellata, chiamata Amanonuhoko (Alabarda Celeste della Palude). Le due divinità andarono quindi al ponte che collegava cielo e terra, l'Amenoukihashi (Ponte Fluttuante del Cielo), e mescolarono il mare sottostante con l'alabarda. Quando alcune gocce di acqua salata precipitarono da questa, si trasformarono nell'isola di Onogoro. Izanami e Izanagi scesero dal ponte del cielo e realizzarono la loro dimora sull'isola. Vollero infine avere dei figli, così eressero un pilastro (chiamato Amenomihashira) e attorno ad esso costruirono un palazzo (chiamato Yahirodono, "La sala dall'area di 8 braccia di lunghezza"). Izanagi e Izanami girarono attorno al pilastro in direzione opposta l'uno all'altra, e quando si incontrarono sull'altro lato Izanami, la divinità femminile, salutò per prima Izanagi, la divinità maschile. Egli pensò che ciò non fosse corretto, ma i due si coricarono assieme comunque. Ebbero due bambini, Hiruko ("bambino debole") e Awashima ("isola pallida"); ma erano malformati e non sono considerati divinità.
Izanagi e Izanami misero i bambini in una barca e li lasciarono andare in mare aperto, pregando dunque gli altri dei che fosse data loro una spiegazione per ciò che avevano fatto di sbagliato. Venne loro detto che la divinità maschile avrebbe dovuto salutare per prima quella femminile durante la cerimonia, mentre era avvenuto il contrario. Così Izanagi e Izanami ritornarono al pilastro, e vi rigirarono intorno, e questa volta quando s'incontrarono fu Izanagi a parlare per primo e la loro unione fu fruttuosa. Dalla loro unione nacquero le Ōyashima, cioè le otto grandi isole del Nihon. Nota: per lungo tempo nel Nihon le donne non hanno potuto ricoprire ruoli di spicco nella società, giudicandolo inopportuno, ma di recente quest'usanza è venuta a mancare. E' successo così che una donna ottenesse persino il privilegio di essere imperatrice. Ciò non toglie che la visione retrograda e maschilista abbia un peso, seppur modesto, nel contesto odierno. Quando morì Izanami, Izanagi pianse la sua morte ed intraprese un viaggio verso Yomi, la terra tenebrosa dei morti. Izanagi trovò poche differenze fra Yomi e la terra superiore, eccetto l'eterna oscurità. Comunque, questa tenebra soffocante era sufficiente per farlo soffrire, in mancanza della luce e della vita del mondo superiore. Cercò rapidamente Izanami e la trovò. Dapprima, Izanagi non poteva vederla affatto a causa delle ombre che celavano la sua figura. Ciò nonostante, le chiese di tornare con lui. Izanami gli parlò, informandolo che era ormai troppo tardi: ella aveva infatti già mangiato il cibo degli Inferi ed ora faceva parte della Terra dei Morti. Non poteva più ritornare fra i viventi. Nota: Yomi è un luogo estremamente difficile da raggiungere da un qualunque essere vivente e solo con l'aiuto di Shugenja. Si presenta come descritto nella leggenda. Allo stesso modo, una volta ingerito qualsiasi cosa li presente, ad eccezione dell'acqua, il corpo è destinato a marcire e non vi è più alcuna possibilità di tornare indietro, se non in stato di decomposizione.. Izanagi rimase interdetto all'udire questa notizia ma rifiutò di sottomettersi al suo desiderio di essere lasciata nell'oscuro abbraccio di Yomi. Così, mentre Izanami dormiva, prese il pettine che legava i lunghi capelli dell'amata e lo accese come una torcia. Sotto l'improvvisa fiamma luminosa, Izanagi vide l'orripilante figura dell'un tempo bella e graziosa Izanami: era ora un corpo di carne devastata dalla decomposizione, pieno di larve ed altre creature abominevoli che vi camminavano sopra. Urlando, Izanagi non poté più controllare la sua paura e cominciò a correre, volendo ritornare fra i viventi ed abbandonare sua moglie, morta e disgustosa. Ma Izanami, gridando indignata, si erse dalla terra e prese ad inseguire il consorte. Anche delle shikome, specie di arpie o furie, incaricate da Izanami di riportarlo indietro, cominciarono a rincorrere Izanagi. Izanagi sgusciò fuori dall'entrata e veloce spinse una grossa roccia a tappare la bocca della caverna, che era poi l'ingresso a Yomi. Izanami gridò da dietro questa impenetrabile barriera e disse ad Izanagi che, qualora l'avesse abbandonata, avrebbe ucciso 1000 persone viventi ogni giorno. Ma lui rispose furiosamente che in tal caso avrebbe dato la vita a 1500 persone viventi ogni giorno! E così iniziò l'esistenza della Morte, provocata dalle mani dell'irata Izanami, la moglie che Izanagi aveva abbandonato. I tre sacri tesori Questi tesori furono portati sulla terra da Ninigi-no-Mikoto, leggendario antenato della linea imperiale, quando sua nonna, la dea del sole Amaterasu, lo mandò a pacificare il Nihon. Alla fine si dice che questi tesori siano stati tramandati all'imperatore Jimmu, che fu il primo imperatore ed era anche pronipote di Ninigi. Tradizionalmente, sono un simbolo della divinità dell'imperatore come discendente di Amaterasu, confermando la sua legittimità come sovrano supremo del Nihon.
Alla conclusione della guerra di Genpei nel 1185, l'imperatore di sei anni Antoku e i Regalia erano sotto il controllo del clan Taira. Erano presenti quando i Taira furono sconfitti dal clan rivale Minamoto nella battaglia di Dan-no-ura, che fu combattuta su barche nello stretto di Kanmon poco profondo. La nonna dell'imperatore bambino gettò se stessa, il ragazzo, la spada Kusanagi (dominatrice del vento) e il gioiello Matagama (simbolo del potere imperiale) in mare per evitare la cattura. Lo specchio Kagami (dal potere divinatorio) è stato recuperato, ma secondo il resoconto principale della battaglia, un soldato Minamoto che ha cercato di aprire con la forza la scatola che lo conteneva è stato accecato. Il gioiello fu recuperato poco dopo, la spada in seguito. Dal 690, la presentazione di questi oggetti all'imperatore da parte dei sacerdoti presso il santuario è un elemento centrale della cerimonia di intronizzazione. Questa cerimonia non è pubblica e questi oggetti sono per tradizione visti solo dall'imperatore e da alcuni sacerdoti. Sebbene la loro posizione effettiva non sia confermata, si sa con certezza che della loro protezione se ne occupa lo Shogun in carica. Quando questi oggetti non vengono utilizzati per il loro scopo cerimoniale, la loro presunta ubicazione è vietata al pubblico. Vicende recenti
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ORGANIZZAZIONE DELL'IMPERO
L'Imperatore detiene il potere assoluto, sia dal punto di vista politico che religioso, in quanto discendente diretto della divina Amaterasu. E' la guida del popolo tutto e gran parte della brava gente crede in lui assumendolo ad esempio da seguire. Come Go-Komatsu in passato, nonostante l'emanazione di severe legge atte a contrastare la minaccia delle creature soprannaturali, han'yo compresi, l'attuale Imperatore riesce a mantenere una popolarità tale che ogni tentativo di rovesciarne il potere, risolta ad oggi, particolarmente difficile.
Ingenti ricchezze accumulate negli anni dalla famiglia imperiale ed una fitta rete di rapporti sociali sono alla base dell'ipotetica stabilità che la città ha raggiunto negli ultimi anni. Non partecipa a tutte le manifestazioni religiose, anche essendo la massima rappresentazione del divino in terra, ma solamente a quelle più importanti, lasciando al Maestro dell'Acqua l'adempimento e l'organizzazione delle cerimonie minori. Una volta all'anno, durante le celebrazioni del giorno dell'equinozio di autunno, Kōreisai, l'Imperatore invita a Kyoto i principali esponenti dei Clan che risiedono lontano dalla Capitale. Questa usanza non serve semplicemente per dimostrare al popolo la superiorità dell'Imperatore rispetto i suoi sudditi e a sancire la rilevanza ufficiale e politica di determinate manifestazioni religiose, ed alla riscossione di tributi speciali, ma molto più pragmaticamente il reggente tramite tale pratica si assicura il controllo su quella parte di nobiltà che a volte risulta sfuggente, rinsaldando vecchi legami e creandone di nuovi, alla sempre ricerca di nuovi finanziamenti per le casse della tesoreria di corte. Nyon, per semplificarne l'amministrazione è suddivisa in “cinque province e otto circuiti”, Gokihachidō , (sette prima dell'annessione di Hokkaidō) dove le cinque province principali sono situate nei dintorni dell'area della Capitale. I restanti otto circuiti o dō suddividono le restanti parti del paese ed ognuno è a suo volta suddiviso in varie province. I circuiti distanti dalla capitale hanno ognuno una strada principale che li collega a Kyoto e che prende il nome del circuito stesso. Ogni provincia è retta da una Daimyo che a sua volta, nel caso il suo Clan non fosse in grado di controllare direttamente porzioni del territorio assegnatoli, ne affida parte ad altri signori locali minori. Le province della regione principale e gli otto circuiti sono : Gokihachidō (cinque province e otto circuiti)
Regione del Kinai (area nei dintorni della Capitale) : - Provincia di Yamashiro, comprende Kyoto e le aree intorno ad essa. - Provincia di Yamato, comprende Nara, l'antica capitale e le aree intorno ad assa. - Provincia di Kawachi, corrisponde alla parte sud-orientale dell'attuale prefettura di Osaka. - Provincia di Settsu, una delle più vecchie regioni (chiamata anche Tsu) , corrisponde alla parte orientale dell'odierna prefettura di Kobe e a quella settentrionale di Osaka. - Provincia di Izumi, corrisponde alla parte sud-occidentale della prefettura di Osaka. Otto Circuiti (aree amministrative lontane dalla Capitale)
0 Kinai 1 Circuito del Mare Orientale: Tōkaidō 2 Circuito Montano Orientale: Tōsandō 3 Circuito Terrestre Settentrionale: Hokurikudō 4 Circuito delle Montagne Scure (nord): San'indō 5 Circuito delle Montagne di Luce (sud): San'yodō 6 Circuito del Mare del Sud: Nankaidō 7 Circuito del Mare Occidentale: Saikaidō 8 Circuito del Mare Freddo :Hokkaidō |
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CLAN DEL KINAI
Clan Hishikari Controlla la provincia di Kawachi, anch'essa stirpe di nobili guerrieri. Territorio non molto grande e piuttosto inospitale, composto relativamente da montagne e foreste. Qui è la natura a farla da padrone, tutti gli abitanti nutrono verso di lei un profondo rispetto tanto che con il tempo hanno imparato a viverci in armonia. E' pratica comune che i guerrieri più ambiziosi, almeno una volta nella vita, dopo essersi adeguatamente preparati dal punto di vista fisico e mentale, si rechino in una zona particolarmente isolata ed immersa nella natura per meditare 4 giorni consecutivi senza mai smettere, alimentando ed incrementando la proprio riserva di Ai-Ki. Al superamento della prova, oltre agli onori dell'intero Clan, questi elementi sviluppano una particolare resistenza agli agenti esterni sovrannaturali.
Scudo Energetico migliorato Ottiene un bonus di +1 per l'utilizzo dell'abilità Scudo energetico da sommare al lancio di dado relativo al superamento della prova interessata. Clan Yūki Il Clan Yūki è un clan piuttosto influente all'interno dalla città. Dal momento che regola la regione di Yamashiro, dove sorge l'attuale capitale, questo gli comporta numerosi vantaggi dal punto di vista dei rapporti con la corte dell'Imperatore, anche se molti altri esponenti di svariati Clan soggiornano stabilmente a Kyoto per le varie esigenze di ogni gruppo di famiglie. La sedentarietà ha permesso loro di sviluppare l'arte della calligrafia come non mai e con il tempo si sono specializzati nella creazione di un particolare tipo di talismano che permette loro di amplificare le proprie capacità nella rivelazione di una traccia od un indizio. Il segreto di tale formula è gelosamente custodito da ogni membro del clan, rivelarlo equivarrebbe alla morte.
Talismano del sesto senso Se precedentemente preparato ottiene un bonus di+1 per l'utilizzo dell'abilità Sesto senso da sommare al lancio di dado relativo al superamento della prova interessata. Clan Daihōji Controlla la provincia di Settsu, (o Tsu) e sono da sempre considerati i signori dei cavalli. Il loro territorio è principalmente composto da dolci colline che terminano al mare in immense distese pianeggianti, che hanno favorito con il tempo l'allevamento e l'addestramento di esemplari particolarmente agili e dotati di uno spirito fermo come nessun altro cavallo di Nyon.
Famosa è la loro compagnia di arcieri a cavallo, dotati dell'incredibile abilità di colpire il proprio bersaglio in corsa con estrema precisione. Questo richiede loro un grande addestramento nell'utilizzo e nella conoscenza della costruzioni di archi ed anche chi non sarà destinato a ricoprire tale ruolo all'interno del Clan, verrà educato ed allenato allo stesso modo di tutti gli altri membri. Proprio per questo ogni discendente possiede capacità superiori rispetto a chiunque altro nell'utilizzo delle armi da lancio, e dell'arco in particolare. Esperto Arciere Ottiene un bonus di +1 per l'utilizzo dell'abilità Armi da Lancio, solo arco, da sommare al lancio di dado relativo al superamento della prova interessata. Se a cavallo, non si subisce malus di alcun tipo nel caso il terreno circostante lo permettesse. Clan Udono Il Clan Udono, insieme al Clan Kameyama, è uno dei più antichi clan della regione del Kinai. Condividono da secoli lo stesso territorio (provincia di Yamato, sede dell'antica capitale Nara), il più grande della regione, ed hanno alternato tra loro periodi di pace e periodi di lotte intestine sanguinose. Negli ultimi anni e con l'ascesa al potere dell'Imperatore Go-Kameyama Tenno, la situazione sembrerebbe sull'orlo del collasso. Non avendo più particolare interesse al controllo diretto di quella che un tempo era la terra natia dei suoi avi, sulla quale mantiene le antiche insegne del Clan e non quelle imperiali, l'Imperatore ha lasciato adito ai membri del Clan Udono di sperare di ampliare maggiormente il proprio territorio di influenza. Nonostante i pericoli che minacciano i territori esterni alle mura, il Clan Udono aspira ancora a conquistare l'intera provincia di Yamato. Il Clan è ufficialmente favorevole all'imperatore, ma questo non gli ha impedito di covare in seno la serpe della ribellione, lasciata sopita per la manifesta inferiorità rispetto all'Imperatore. Proprio per questo, e per mantenere via la fiamma della rivalsa, il clan ha sviluppato particolari tecniche crittografiche che hanno permesso ai suoi membri di nascondere almeno fino a questo momento, qualsiasi messagio contro l'ordine reggente.
Crittografia avanzata Il personaggio ottiene un bonus di +1 da sommare al lancio del dado relativo al superamento della prova interessata. Clan Sagara Forse il clan meno numeroso per componenti e privo quasi di influenza all'interno della corte imperiale, estende i suoi domini nella provincia di Izumi, una delle più piccole della regione. I suoi membri sono tra gli individui più straordinariamente resistenti che siano stati concepiti al mondo. Da sempre si sono combattuti gli uni contro gli altri, generando con il passare degli anni una struttura sociale interna ossessivamente marziale e maggiormente dedita alla disciplina ed alla belligeranza rispetto a tutti gli altri clan. Numerosi sono i santuari dedicati qua e la per le campagne dedicati agli Hyōsube, per ingraziarsi i favori in battaglia. Frequenti ed assai partecipati (sia di praticanti che di spettatori) sono inoltre i giochi di lotta quali il Sumo il Karate ma anche la lotta libera, che con il passare del tempo hanno assunto un aspetto meno letale di quanto avessero in origine; per questo è comune che la gente si riferisca ad essi con il termine giochi. Ogni membro del clan quindi, durante la sua adolescenza passa per una serie di sfide ed allenamenti particolari che provano la resistenza del suo corpo al punto da aumentarne la soglia di resistenza al dolore e migliorarne particolarmente le capacità di ripresa da traumi e ferite.
Resistenza migliore Capacità generale aumentata di resistenza al dolore e miglioramento della guarigione. A descrizione del master operante nella specifica giocata. |
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MEZZO SANGUE
Sono individui nati dall'unione di un essere umano (consenziente o meno che sia) ed uno yokai che abbia, o possa assumere, connotati umani, rendendola possibile. Sono comunemente considerati, per disprezzo o per timore, dei reietti. Una buona parte di loro muore appena venuto al mondo, o per mano di umani o a causa dello stesso genitore yokai, il quale, non avendo una mentalità affine all'umano, non si fa scrupoli a cibarsene. A questo fanno eccezione creature come i tanuki e le kitsune, relativamente innocui.
Tutti loro sono in possesso di capacità sovrannaturale di mutazione e tratti demoniaci che incutono timore e li rendono invisi alla società umana. Psicologia La loro anima non è affine più di tanto a quella umana. Sono del tutto incapaci di nobiltà d'animo, ovvero di sacrificio dell'interesse, o della soddisfazione personale, di fronte al bene altrui. I dettami del Bushido e della religione shintoista non hanno alcun senso per loro. Questo li esclude automaticamente da ogni possibilità di dialogo con le dvinità benevole; Amaterasu in primis. Lo dimostra il fatto che tra loro non c'è mai stato, e non ci sarà mai, uno shungenja.
Una buona parte dei mezzosangue è, comprensibilmente, pregna di odio per il genere umano, mentre altri sono più razionali e pragmatici. Questi ultimi tendono ad integrarsi, infiltrandosi più efficacemente, nella società umana, arrivando persino a ricoprire ruoli di spicco, seppur a proprio rischio e pericolo. L'istinto di sopravvivenza tende generalmente a spingere per l'anonimato ed una sana diffidenza nei confronti di chiunque. Ciò nonostante sono in grado di provare sentimenti amichevoli nei confronti di alcuni umani, fino anche ad un eventuale innamoramento. Il fatto poi che, in caso si arrivi ad un unione con essi, la genetica soprannaturale non sia riprodotta nei figli, può rivelarsi un vantaggio per loro, anche nel perseguire loschi interessi personali. Mutazione Un mezzosangue non sempre può decidere liberamente il momento in cui avvenga la propria mutazione, come invece ne è capace il suo genitore soprannaturale; accade anche in maniera del tutto spontanea. Se e quando si verifica dipende essenzialmente dal suo equilibrio mentale. E' una questione di autocontrollo. Le circostanze che inducono uno stress, quale può essere un tentativo altrui di sopraffazione emotiva o fisica, può portare a manifestare la sua natura inumana, mettendo a rischio la propria copertura.
Quando la mutazione viene innescata, i mezzo sangue rivelano progressivamente tratti specifici della propria natura. Le modifiche si accentuano fino ad assumere le inquietanti fattezze dello yokai di cui è figlio. E questo aspetto esistenziale può rivelarsi per loro una maledizione. La capacità di tornare in forma umana dipende, in egual modo, dall'esercizio del proprio autocontrollo. Legame oscuro Seppur non ben voluti nemmeno tra le creature dell'oscurità, originarie di Yomi, i mezzo sangue ereditano delle particolari facoltà. Una di esse è l'istintiva presa di consapevolezza della prossimità di entità o eventi che non appartengono a questo mondo; sono in grado di sapere se nel raggio di mezzo chilometro è presente un'entità soprannaturale, ancor prima che abbia a manifestarsi apertamente. Oltretutto, diversamente dagli umani, una volta messo piede a Yomi, anche mangiando i suoi frutti, non si ritrova compromesso e può far ritorno senza alcun danno.
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ENTITA' SOPRANNATURALI
Yokai Si tratta di manifestazioni, tangibili ed inquietanti, di entità spirituali, nella forma di animali, umanoidi ed oggetti. Ci sono molte tipologie di yokai: si va dal malvagio oni alle ingannatrici kitsune e alla signora della neve yuki-onna; alcuni posseggono parti animali e parti umane, ad esempio il kappa, il tengu e la nure-onna. Gli yokai spesso hanno poteri soprannaturali; sono quasi sempre considerati pericolosi per gli esseri umani, e le loro azioni hanno ragioni oscure. I yokai si mescolano agli esseri umani, generando gli han'yo.
Alcuni yokai evitano gli esseri umani, e abitano aree selvagge molto lontano dai centri abitati; altri invece scelgono di vivere vicino a essi, attratti dal calore delle case o dai fuochi. Akugyo Shinigami
Ci si riferisce agli spiriti e ai morti che danneggiano i vivi in generale; il loro aspetto solitamente è sempre simile; ciò che li caratterizza maggiormente è la loro carnagione grigio-scura, che fa tornare alla mente quella di un cadavere in decomposizione, con caratteristiche orribili. Gli shinigami sono attratti dalla morte in tutte le sue forme; si nascondono e vivono nel corpo di defunti morti di recente. Nascono e crescono in aree contaminate dal male, specialmente in luoghi in cui si sono verificati molteplici omicidi o suicidi. Sono soliti infestare aree impure in cerca di umani da cacciare. Sono spiriti della possessione (o tsukimono), che perseguitano gli esseri umani e ne alterano totalmente il comportamento. Le loro vittime impazziscono, mostrando chiari segni di schizofrenia e diventando ossessionate dalla morte e dal desiderio di uccidere, o di suicidiarsi. Questo aumenta sempre di più grazie al fatto che gli shinigami tendono a far risuonare nella testa della vittima migliaia di pensieri negativi o di accaduti parecchio traumatizzanti. Stando ad una diceria, chiunque sia abbastanza fortunato da vedere almeno una volta nella vita uno shinigami, sarà destinato a subire una morte dolorosa, innaturale e violenta. Si ritiene che chiunque partecipi ad una veglia notturna con il cadavere di un defunto sarà successivamente seguito a casa da uno shinigami. Al ritorno a casa, per evitare di essere posseduto, il malcapitato dovrebbe prendere una ciotola di riso o una tazza di tè e sdraiarsi per dormire. Hitodama Le anime delle persone morte da poco assumono la forma di hitodama e appaiono come piccole sfere luminose di colore blu pallido o verdastro con una piccola coda, generalmente nei cimiteri o nei campi di battaglia. Sarebbe talvolta possibile osservarle accanto a persone gravemente malate come manifestazione dell'anima che lascia gradualmente il corpo. Tuttavia le hitodama generalmente si dissolvono o si nascondono dopo essere state avvistate; sono invece attratte da persone di particolare forza spirituale. Accompagnano tipicamente la manifestazione fisica dello spirito come yurei.
Yurei Coloro che sono morti, ma non hanno ancora messo piede a Yomi, sono yurei, ovvero fantasmi. Si tratta di anime dei defunti che sono incapaci di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere in pace l'aldilà. Secondo la tradizione, tutti gli esseri umani hanno uno spirito/anima o reikon; quando muoiono, il reikon lascia il corpo e resta in attesa del funerale e dei riti successivi, prima di potersi riunire ai propri antenati nell'aldilà. Se le cerimonie sono svolte nel modo appropriato, lo spirito del defunto diventa un protettore della famiglia, a cui torna a far visita ogni anno ad agosto durante la festa Obon, nella quale i vivi porgono ai defunti i propri ringraziamenti. Tuttavia, nel caso di morti improvvise e violente, o se i riti funebri non sono stati effettuati, o ancora se lo spirito è trattenuto al mondo dei vivi da forti emozioni, il reikon può trasformarsi in yurei ed entrare in contatto con il mondo fisico.
Non tutti gli spiriti che si trovano in queste condizioni però si trasformano in yurei, perché agire sul mondo fisico dal mondo spirituale richiede una grande forza mentale o emotiva. Lo yurei può infestare un oggetto, un posto o una persona, e può essere scacciato solo dopo aver celebrato i riti funebri o risolto il conflitto emotivo che lo tiene legato al mondo dei vivi, anche se sono presenti delle forme di esorcismo. Gli yurei sono vestiti di un ampio abito bianco, che ricorda il kimono funerario. Hanno generalmente i capelli lunghi, neri e scompigliati. Le mani dello yurei penzolano senza vita dai polsi, che sono generalmente portate in avanti con il gomito all'altezza dei fianchi. La parte inferiore del corpo è del tutto assente, e lo yurei fluttua nell'aria. Sono spesso accompagnati da una coppia di fuochi fatui (hitodama) in sfumature tetre di blu, verde o viola; queste fiammelle sono considerate parte integrante dello spirito. |
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ABBIGLIAMENTO
Gli indumenti hanno foggia varia, frutto di parziali assimilazioni culturali coreane e cinesi, avvenute in tempi relativamente recenti. Variano anche le tinte, dalle più cupe a quelle più allegre. La stoffa più costosa, in uso ai soli appartenenti delle caste nobili, è la seta ed è proveniente dalla Cina, attraverso scambi commerciali. Più comuni sono il cotone, la canape ed il lino. Si usano più strati di stoffa in inverno, per tenersi caldi, arrivando all'utilizzo di pelli d'animale in luoghi con temperature rigide, come tipicamente si incontra salendo in quota. E, in quanto a calzature, se ne possono trovare di elaborate o semplici, più o meno coprenti, ma sempre senza tacco. Sono dotati di una suola ed intrecci di lacci agli stinchi, o semplici infradito.
Le donne di alto rango, di norma, non mostrano pelle, oltre a faccia, mani e collo. Fanno eccezione le donne di bassa estrazione sociale, nonchè le guerriere. L'armatura indossata dai samurai è costituita da componenti di dimensioni moderate, scaglie o placche di ferro, o pelle, collegate tra loro da rivetti o lacci, di cuoio e/o seta. Non è rara la tipologia della cotta di maglia. L'armatura vera e propria è portata sopra alle vesti o ad un'apposita sottoveste di pelle. Il tutto è d'ingombro moderato. Sono analoghe nella fattura quelle del nemico dell'impero, ma in aggiunta. in quel caso, vi è un'inquietante maschera a coprire i connotati, rifacenti le fattezze di entità malvage soprannaturali, ovvero i Yokai. |
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USANZE IN VOGA
Seppuku Il seppuku è un suicidio eseguito pubblicamente e viene eseguito dai samurai, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici. Il taglio deve essere eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto, mentre ci si trova nella classica posizione giapponese detta seiza, cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro; ciò ha anche la funzione di impedire che il corpo possa cadere all'indietro poiché, secondo il codice morale, il guerriero deve morire cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapita il samurai appena egli si è inferto la ferita all'addome in modo che il dolore non gli sfiguri il volto. La decapitazione (kaishaku) richiede eccezionale abilità ed infatti il kaishakunin è l'amico più abile nel maneggio della spada: un errore derivante da poca abilità o emozione avrebbe infatti causato notevoli ulteriori sofferenze.
Misogi Il misogi è un'antica pratica di abluzione dello shintoismo che i fedeli effettuano lavando completamente il proprio corpo al fine di purificarsi da peccati, malasorte e contaminazioni di cui il corpo è stato oggetto. Oltre che per la purificazione corporea, può essere utilizzato per essere posseduti da uno spirito, invocandolo durante l'abluzione. Viene eseguito preferibilmente prima di una cerimonia o durante una visita al santuario shintoista e, tra i vari modi di bagnarsi, vi è quello di mettersi sotto le acque di determinate cascate. Altro luogo dove viene effettuato è sul fiume. Prima di accedere alla cerimonia del misogi, il fedele deve compiere alcuni rituali che gli permettano di liberare la mente da condizionamenti esterni e di concentrarsi esclusivamente sull'abluzione. La cerimonia ha generalmente luogo sotto l'acqua fredda, prima dell'alba.
Omosessualità L'omosessualità non è considerato un peccato. Il termine nanshoku assume lo stesso significato del "piacere sessuale". Questa parola è largamente la più utilizzata per riferirsi al sesso tra uomini (così come per indicar la bisessualità era utilizzata la frase "portar la doppia lama"). Esistono concubine maschi e sono possibili relazioni omosessuali anche tra samurai, in genere tra uomini di diversa età.
Sesso e matrimonio Le donne e gli uomini hanno una vita sessuale molto attiva e senza vincoli tra i popolani. Il sesso viene considerato da loro come una necessità fisiologica, non gli viene dato molto peso, e sia le donne che gli uomini lo scoprono molto presto. I matrimoni sono combinati dalle famiglie, ma spesso e volentieri si chiede anche il consenso dei figli quando non sono loro ad indicare la persona che desiderano sposare.
La cerimonia viene officiata da un monaco. Invoca i kame, gli spiriti degli antenati, perché possano vegliare sui due sposi, come gesto di fedeltà e amore, si scambiano tre coppe ricolme di sakè, che devono bere in tre sorsi. La cerimonia avviene nella casa del marito, arredata a festa, dove si mangia, si beve, ci si diverte con gli invitati, amici e parenti. Si passa una notte spensierata, danzando sulle note di canzoni licenziose e scurrili. Sono ben accetti scherzi salaci e le donne stesse si uniscono agli uomini in questo senso comune di libertà che dura tutta la notte. Il matrimonio, benché officiato da un monaco, anche per coppie di individui di altro rango, ha effettiva validità solamente dopo la nascita del primo figlio. Il divorzio può essere effettivo se entrambi i coniugi sono d'accordo, oppure se la donna viene ripudiata dall'uomo. In entrambi i casi, comunque, eventuali figli della coppia rimangono con il padre. Parto I parti avvengono in casa. Le partorienti non urlano per non perdere la faccia ed essere giudicate indecenti. E' usanza diffusa la presenza di un monaco per recitare preghiere volte a scacciare i demoni e garantire un parto sicuro. Questo richiede, in genere, un costo. In mancanza di un monaco si ingaggia un cacciatore che, facendo vibrare la corda di un arco in maniera regolare, tiene lontano gli spiriti maligni dalla madre. Altrimenti delle due figure è il padre dell'imminente nascituro che, citando preghiere, fa le veci del monaco o del cacciatore. La nascita dei gemelli non è comunque ben vista a prescindere, mentre la femmina ha un valore particolare per il futuro, essendo potenzialmente in grado di elevare il rango della famiglia tramite matrimonio. Il nome al bambino viene dato solamente tre giorni dopo, durante una festa organizzata dalla famiglia, perché la vita di un neonato è sempre in bilico; la mortalità infantile è alta.
Anziani e funerali Gli anziani vengono tenuti in grande rispetto. E' a loro che si chiede consiglio. La morte tuttavia può avvenire ben prima della vecchiaia. La cerimonia funebre prevede che il cadavere sia bruciato insieme agli averi ai quali era più affezionato. Le vedove, dopo la morte del marito, possono decidere se risposarsi o meno. Se non lo fanno, perché per esempio in avanti con gli anni o per altri motivi, si tagliano i capelli. Ciò è molto simbolico perché lascia intendere che la donna rifiuta i piaceri terreni. Più spesso le donne possono, invece, risposarsi, ma solo dopo aver rispettato un periodo di lutto.
La festa per le anime dei defunti inizia il 13° giorno di luglio e dura per tre giorni consecutivi. Durante questi tre giorni i lavori domestici sono sospesi, non si cucina neppure e in città, nei templi e nei villaggi, si danza e si canta nelle piazze dove viene acceso un immenso falò. L'ultimo giorno vengono utilizzate delle torce per formare un sentiero fino alla tomba dei defunti in modo tale che le anime possano tornare dal luogo del loro riposo; la festa finisce con il lancio in acqua di piccolissimi battelli con delle luci montate sopra. Manutenzione katana La cura e la conservazione della katana segue le stesse regole generali che si applicano nel rituale del tè o nella calligrafia (shodō) o nel bonsai o nell'arte di disporre i fiori (ikebana). Dopo aver smontato la lama dal koshirae la si cosparge con una polvere (uchiko) ricavata dall'ultima pietra utilizzata per la pulitura (uchigomori) tramite un tamponcino. Successivamente, usando carta di riso piegata tra pollice e indice, la si rimuove con un movimento dal nakago (codolo) al kissaki (punta della lama) pinzando la lama con il mune (dorso) verso la mano. Poi, con un altro panno leggero (o carta di riso), imbevuto parzialmente di olio di garofano raffinato (choji abura), si passa di nuovo tutta la lama con lo stesso movimento utilizzato per rimuovere l'uchiko. La prima operazione rimuove tracce di ossidazione e grasso lasciato dalle dita durante il rinfodero, la seconda operazione invece serve per evitare le ossidazioni successive. |
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CULTO SHINTOISTA
La religione in voga nel Nihon è lo shintoismo. Prevede l'adorazione dei kami, cioè divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu, la dea del Sole. Talvolta anche le persone illustri, gli eroi e gli antenati divengono oggetto di venerazione post mortem e vengono deificati e annoverati tra i kami. Molto comune è la pratica di offerte ai templi.
A seconda delle occasioni, la ritualistica può avvenire nei templi o altrove. Si tratta per lo più di pratiche senza alcun reale riscontro immediato, come richieste di benedizioni. Solo una piccola parte dei monaci shintoisti, infatti, ha poteri soprannaturali. I shugenja sono rari: non tutti coloro che praticano la contemplazione e rigorosi percorsi iniziatici diventano tali. Vita dopo la morte Secondo il culto shintoista, lo spirito umano è eterno, come ad essere eterni sono i kami. Come nella maggior parte delle concezioni orientali, l’aldilà viene concepita come una sorta di livello superiore dell’esistenza. Quando si muore, dunque, si cambia semplicemente forma di esistenza accedendo a un ulteriore tipo. Si crede in una serie di paradisi. Tra questi paradisi si annoverano: l'aldilà Tokoyo, l'aldilà delle montagne. Questi luoghi non sono descritti né come posti ameni né con caratteristiche infernali, ma come luoghi molto simili al mondo terrestre
Etica Lo shintoismo presenta un'infinità di insegnamenti positivi, che nascono anche come conseguenze dei suoi precetti fondamentali. Una prima regola etica è sicuramente la disponibilità verso gli altri. La religione shintoista insegna che l'uomo deve sempre offrirsi per aiutare il prossimo, caritatevolmente, sinceramente e amorevolmente, per mantenere l'armonia e il benessere nella società. Conseguentemente lo shintoismo incita al contenimento dell'egoismo e dell'egocentrismo, promuovendo invece l'umiltà.
Il culto shintoista pone, in generale, al primo posto l'interesse della comunità e il pubblico benessere. Ciò non significa che i diritti individuali e la famiglia siano ignorati. Al contrario, è sullo sfondo dei riti religiosi, come conseguenza delle azioni verso gli altri, che l'intimità, il carattere individuale di una persona e i suoi rapporti con il prossimo, sono ampiamente promossi. Sebbene lo shintoismo non abbia comandamenti assoluti al di fuori di vivere una vita semplice ed in armonia con la natura e le persone, si dice che ci siano Quattro Affermazioni che esprimono tutto lo spirito etico di questa religione:
Purificazione Secondo lo shintoismo non c'è niente di peccaminoso di per sé, piuttosto certi atti creano un'impurità rituale che una persona dovrebbe voler evitare semplicemente per ottenere pace mentale e buona fortuna, non perché l'impurità sia sbagliata in sé stessa. Il male e gli atti sbagliati sono chiamati kegare (letteralmente "sporcizia"), e la nozione opposta è kiyome (letteralmente "purezza"). L'uccisione di un essere vivente, considerata come atto impuro, dovrebbe essere fatta con gratitudine e con riverenza nei confronti dell'animale e ridotta al minimo, praticata solo quando altamente necessario.
Un rito di purificazione personale è legato all'acqua, elemento purificatore per eccellenza: consiste nel rimanere sotto una cascata o nell'eseguire delle abluzioni rituali alla foce di un fiume o nel mare, oppure semplicemente mediante le apposite fonti dei templi; quest'ultima pratica è richiesta quasi sempre prima dell'accesso al luogo sacro. Queste due forme di purificazione sono spesso dette harai. Una terza forma di purificazione è l'astensione da qualcosa, cioè un tabù (per esempio alle donne non viene permesso di scalare il monte Fuji). Nelle cerimonie di purificazione vengono generalmente utilizzati vari elementi simbolici, tra i quali spiccano la già citata acqua, il sale e la sabbia. I riti di purificazione sono sempre il primo atto di una qualsiasi cerimonia religiosa, e vengono praticati anche per benedire avvenimenti importanti. Torii I torii sono portali che danno accesso ai templi o ad una qualsiasi zona naturale considerata sacra. Esso rappresenta l'eterna interazione, poiché immedesimazione, del mondo umano con il mondo divino. Attraversare un torii significa rivitalizzare i sensi spirituali e rinnovare di continuo la partecipazione alla vita, all'universo intero e alla propria esistenza soggettiva. |
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MEDICINA DEI GOTENI
Un fondamentale contributo al progredire della medicina del Nihon deriva dallo scambio culturale con il Catai (antica Cina) ed il Goryeo (antica Corea del Sud). Si sono istituiti accademie mediche fin dal 700, per studenti provenienti da famiglie di elevato rango, e collegi medici provinciali, frequentati da appartenenti a classi sociali meno agiate. L'accademia medica è divisa in cinque sezioni: farmacia, massaggio (che include trattamento fratture e medicazioni), agopuntura e arte medica (divisa nelle specializzazioni di medicina interna, chirurgia e oncologia, pediatria, oftalmologia-otologia-odontologia). La durata degli studi varia a seconda della sezione scelta e dell'eventuale specializzazione.
Si crede che gli organi siano in comunicazione con vasi di due tipi: sanguigni e d'aria, e che lo yin e yang giochino un ruolo fondamentale nella fisiologia del corpo. Si conoscono diverse malattie e si distinguono i sintomi; molti medici hanno descritto il diabete mellito, alcune malattie renali, la lebbra, hanno classificato tre tipologie di paludismo e diverse febbri infettive. I chirurghi medicano ferite ed ulcerazioni, incidono ascessi, cauterizzano con ferri roventi i tumori, saturano piaghe, applicano sanguisughe ed esportano la cataratta con un ago. La medicina popolare tramanda formule magiche per favorire il parto. I medici, infine, raccomandano diete ed igiene profondo per coloro che sono a contatto con gli ammalati. |
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FLORA E FAUNA
Grazie alla temperatura calda e umida dell’estate, il Nihon ha una flora varia e rigogliosa che conta più di 4.500 specie di piante. Fra le piante fiorite va menzionato innanzitutto il ciliegio, che fiorisce a inizio primavera; in aprile, le colline si ricoprono invece dei colori delle camelie e delle azalee e, all’inizio di maggio, delle peonie, uno dei fiori più coltivati. Il loto è in fiore in agosto. Tra gli altri fiori si ricordano l’anagallide, la campanula, il gladiolo e diverse varietà di gigli.rnTra gli alberi predominano le conifere; diffuso è il cedro giapponese, detto sugi, che può raggiungere i 46 m d’altezza, il larice e diverse varietà di abete. A Kyushu, Shikoku e Honshu meridionale si trovano alberi come il bambù. Nelle zone centrale e settentrionale di Honshu crescono alberi tipici della zona temperata, come il faggio, il salice, il castagno, oltre a diverse conifere; molto comuni sono anche il cipresso, il tasso, l’agrifoglio e il mirto. La vegetazione di Hokkaido è di tipo subartico, più o meno simile a quella della Siberia meridionale, con una diffusa presenza di abeti e larici; ma nelle zone più temperate si trovano l’ontano, il pioppo e il faggio.
La fauna conta diverse specie di mammiferi, molte specie di uccelli e una nutrita varietà di rettili, anfibi (fra cui è particolare la salamandra gigante, che può raggiungere il metro e mezzo di lunghezza) e pesci. Non mancano neppure i primati, tra cui le scimmie, rappresentate dalla famiglia dei cercopitecidi, che popolano le isole di Honshu e Shikoku, e una specie di macaco |
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FORME DI CORTESIA E APPELLATIVI
La cultura giapponese, in particolar modo durante il suo periodo feudale, si fonda su un intricato sistema di regole di cortesia, spesso incomprensibile tanto ai forestieri quanto ai popolani più umili e privi di una vera e propria educazione alla socialità. L'apparenza assume un significato fondamentale e i modi di porsi e rivolgersi, specie se verso individui di classi sociali più alte della propria, sono considerati quasi sacri, ingranaggi di una complessa danza costruita sulla pedissequa devozione ai dettami del galateo e sul reciproco rispetto tra le parti chiamate in causa. Un appellativo inopportuno o un mancato omaggio sono spesso sufficienti a generare scandalo e indignazione, capaci di rendere inconcludente un accordo e facendo ricoprire di vergogna nobili disattenti e di disprezzo popolani incauti.
Le regole sociali stabiliscono che ci si debba rivolgere dando del voi sia a persone di rango nobiliare sia ad estranei a prescindere dal rango sociale di questi ultimi. Ai burakumin si dà del tu a prescindere, mentre con gli appartenenti alle classi popolane tale forma viene usata tra persone dello stesso livello oppure da chi si trova più in alto a chi è più in basso, ma soltanto a fronte di una forte confidenza. L'etichetta impone anche l'utilizzo del corretto titolo onorifico, nel caso in cui ci si rivolga a membri della nobiltà, a perfetti sconosciuti o, più in generale, in tutti quei casi in cui risulti evidentemente irrispettoso l'uso diretto del solo nome dell'interlocutore a causa di una mancanza di intimità e in situazioni pubbliche. I titoli onorifici si presentano nella forma di suffissi, aggiunti a seguito del nome proprio dell'interlocutore o, nel caso in cui questi non sia conosciuto, utilizzati semplicemente da soli. Tutti i suffissi possono essere usati verso qualsiasi genere, maschile o femminile. Il suffisso -san è il titolo più comune, usato sia in contesti formali che informali. Traducibile come signore o signora, può essere usato da una persona di rango superiore per rivolgersi ad una di rango inferiore e tra appartenenti dello stesso rango, legati o meno da un rapporto di confidenza. Il suffisso -sama rappresenta la versione più rispettosa della precedente ed è quindi il titolo indicato nel caso in cui ci si rivolga a membri della nobiltà durante contesti informali. Un'accentuazione di -sama è rappresentata dal suffisso -dono, usato anch'esso verso membri della nobiltà, ma soltanto in contesti fortemente formali ed occasioni pubbliche, oltre che sempre verso daimyo e membri della famiglia imperiale. Il suffisso -kun viene usato puramente in contesti informali da un adulto verso una persona molto più giovane, da un individuo verso i propri sottoposti oppure tra amici e conoscenti che, seppur uniti da un legame di confidenza, necessitano di mantenere una certa forma di rispetto. Non viene usato da un giovane verso un adulto, preferendo in questo caso l'uso di -san. Il suffisso -chan è quello sicuramente più informale di tutti. Rappresenta una sorta di vezzeggiativo usato nei contesti in cui ci sia una fortissima confidenza, come tra familiari, amanti e amici stretti. Nei medesimi casi, comunque, è accettato anche il solo uso del nome proprio, senza l'apposizione di alcun suffisso. A questi pochi suffissi vengono aggiunti due titoli che possono essere usati come suffissi o, in via eccezionale, anche da soli senza il nome proprio. Si tratta di sensei, ad indicare un maestro o un erudito del quale si voglia sottolineare la professione, e di senpai, ad indicare un datore di lavoro o un proprio superiore di grado in ambito professionale. |
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ETICHETTA E BUON COSTUME
Dal momento che i titoli con i quali appellarsi ad una persona non sono molti e, anzi, si mantengono spesso e volentieri sul generale, una grande importanza viene assunta dal modo attraverso cui il corpo si pone nei confronti dell'interlocutore. Uno dei componenti più importanti dell'elaborato cerimoniale di etichetta è senz'altro l'inchino. Nessuno, neppure l'imperatore, si aspetta di ricevere inchini elaborati e complessi passi di danza, ciononostante è sempre bene tenere a mente che l'inchino è sempre richiesto: sia esso un semplice cenno del capo, nel caso di nobili che si rivolgono a persone di grado inferiore, oppure una flessione del busto più o meno accentuata a seconda di quanto in alto si trova il proprio interlocutore nella scala sociale. Non si stringe mai la mano, né ci si azzarda ad invadere lo spazio personale di persone con cui non si ha una forte e reciproca confidenza, categoricamente al di fuori di contesti pubblici.
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CODICE DEL BUSHIDO
Il bushido (lett. "la via del guerriero") è un codice di condotta e uno stile di vita - simile al concetto europeo di cavalleria e a quello romano del mos maiorum - adottato dai samurai (mezzo sangue esclusi). In esso, a differenza di altri addestramenti militari nel mondo, sono raccolte, oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali.
Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi: Onestà e Giustizia– Gi {義 } Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Eroico Coraggio– Yu {勇 } Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte. Compassione– Jin {仁 } L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli. Gentile Cortesia– Rei {礼 } I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato. Completa Sincerità– Makoto {誠} Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa. Onore– Meiyo {名誉 } Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso. Dovere e Lealtà– Chugi {忠義 } Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile. |